TRUFFE ON LINE: DI GRAN LUNGA LE PIÙ GETTONATE
Ormai qualunque operatore della giustizia penale è a conoscenza che, il sovraccarico indiscriminato delle procedure in corso, è riferito non più alle vecchie ed abusate ipotesi di reato riferite a furti o spaccio di stupefacenti, bensì a piccole truffe quasi sempre inventate ed attuate in rete.
Questo articolo lo pensiamo, più che per fare cronaca legale, per cercare di aprire gli occhi all’immensa platea di ipotetici truffandi che spesso, per superficialità o disattenzione, si lasciano prendere nella “rete”: ma non quella mediatica, bensì quella tesa da abili truffatori, capaci di approfittare della credulità di molti.
La truffa ormai diventata più gettonata, è quella in cui vengono posti in vendita sui social oggetti a prezzi particolarmente invitanti, tali da convincere i nostri benpensanti ad un acquisto tramite ricarica Postepay, per avere un bene che mai arriverà a destinazione. Perversa e particolare la truffa che adopera modalità di bonifici bancomat:
il venditore truffaldino spesso riesce a convincere l’incauto ed incompetente acquirente, ad attuare bonifici in conto vendita, avviati ad una carta prepagata ed, a volte, anche reiterati, in virtù del fatto che i primi versamenti sono risultati inattuati, per un problema tecnico, e quindi, da ripetersi.
Sfido chiunque, poi, a non essersi mai imbattuto nella cosiddetta “truffa africana” scritta in un italiano incerto (simil francese delle ex colonie), da acquirente di un bene in vendita che ti richiede l’IBAN per pagare la transazione. Dopo poco però, si accorge che bonifico è sottoposto, nel suo paese, al pagamento di €200 di tasse, da dividere fraternamente in quota parte.
Ricevuti gli €100, il furbo truffatore ovviamente scompare.
Appare evidente che le responsabilità in questo genere di reati, sono equamente divise tra truffatore e truffato, in quanto quest’ultimo, spesso, non mette in pratica neppure un minimo di discernimento: come nel caso documentato di un venditore, felice di aver trovato l’acquirente per i suoi scarponi da sci, (da spedire in un paese equatoriale), fino al punto di non porsi domande sulla credibilità della transazione.
Quelle poche volte che viene individuato, il truffatore altri non è se non un nullatenente prestanome, che nulla ha da perdere da un’eventuale azione giudiziaria.
Per maggiori informazioni è possibile richiedere la consulenza specifica dei legali dello Studio Legale Labonia.